[:it]La collaborazione tra Paesi finalizzata a reprimere la diffusione di fake news si deve fondare sul bisogno collettivo di conoscere la verità e sulla tutela della libertà di espressione, alimentata dalla trasparenza: lo sottolinea la Vice Presidente dell’Università Luiss Guido Carli Paola Severino in un editoriale per “La Stampa” pubblicato lo scorso 16 giugno. Le notizie fake, il bisogno di verità sono tematiche tornate prepotentemente al centro del dibattito politico negli ultimi giorni con le indiscrezioni circa il presunto finanziamento in nero del Venezuela: “È quindi comprensibile che da un lato i cittadini esigano la massima chiarezza sulla provenienza di finanziamenti ai partiti e che da un altro lato i partiti stessi abbiano un rilevante interesse a chiarire se le notizie riguardanti tale importante aspetto della vita pubblica siano vere o appartengano al mondo delle fake news“. D’altronde anche durante il periodo della pandemia il proliferare di notizie poco attendibili ci ha resi consapevoli di quanto sia facile approfittarsi “di Internet e dello stato di “minorata difesa” collegato alla crisi generata dalla pandemia per diffondere malwares, per acquisire illecitamente dati personali, per commettere vere e proprie truffe informatiche, per rappresentare falsamente ciò che accade in un altro Paese, o addirittura per stimolare disordini e reazioni popolari“.
Inquadrato il fenomeno, Paola Severino invita quindi a riflettere sulle parole dell’Alto Commissario per la sicurezza europea: “Nel mondo odierno, basato sulla tecnologia, … i guerrieri si servono di tastiere, anziché di spade“. È quanto sembra emergere anche dalla recente relazione Copasir su Covid-19 e disinformazione: una guerra che potrebbe avere effetti devastanti provocando danni “immensi e irrimediabili” fino a minare la credibilità dell’informazione stessa. È una battaglia che, come sostiene la Vice Presidente dell’Università Luiss Guido Carli, deve essere combattuta insieme definendo “regole adeguate, armonizzate tra Paesi, condivise anche dal contesto internazionale, capaci di prevenire l’uso scorretto di un potentissimo mezzo di comunicazione, idonee a contenere il fenomeno, senza però ipotizzare forme di censura“.
Nell’editoriale dunque Paola Severino indica cinque linee direttrici su cui improntare “una strategia articolata” di contrasto al fenomeno. La prima: la diffusione della consapevolezza sulla ampiezza del fenomeno e sui gravissimi effetti che esso può produrre a tutela delle stesse basi della democrazia e della sicurezza dei popoli, che devono fondarsi sul valore della verità: “Le istituzioni dovrebbero quindi curare la creazione di pagine web volte a contrastare la disinformazione e a dar conto della sua pericolosità“. La seconda consiste in un’analisi del fenomeno che inglobi in sé varie articolazioni, includendo contenuti illegali, dannosi, falsi, non verificati, oppure dolosamente ingannevoli o addirittura di condizionamento politico e sociale: “Ogni articolazione va catalogata, riconosciuta e combattuta con mezzi diversi“. In terzo luogo occorre incentivare un ampliamento della cooperazione tra Paesi e una inclusione della società civile e dei giornalisti “in una operazione di trasparenza, volta a sottolineare la necessità di un controllo sulle fonti e sui contenuti della notizia, anche se essa non è intermediata dai professionisti della stampa“. La quarta linea direttrice si basa su una “indispensabile” collaborazione delle piattaforme: “Esse dovrebbero confrontarsi quanto più possibile con soggetti in grado di valutare il contenuto di una comunicazione e di verificarlo ed essere trasparenti sulla natura delle fonti cui attingono“. Infine la quinta: il coinvolgimento dei cittadini a partecipare anche attraverso la rete al dibattito “sempre privilegiando la ricerca della verità e combattendo l’opacità nella quale si alimentano le fake news e le notizie non verificate“, in modo da radicare la consapevolezza “che ciò che è capitato ad altri potrebbe capitare a chiunque di noi e che la libertà di espressione si alimenta nella trasparenza“. Conoscere la verità è infatti nell’interesse di tutti, anche “aldilà della appartenenza politica di ogni singolo cittadino“, come evidenzia in conclusione Paola Severino.
Inquadrato il fenomeno, Paola Severino invita quindi a riflettere sulle parole dell’Alto Commissario per la sicurezza europea: “Nel mondo odierno, basato sulla tecnologia, … i guerrieri si servono di tastiere, anziché di spade“. È quanto sembra emergere anche dalla recente relazione Copasir su Covid-19 e disinformazione: una guerra che potrebbe avere effetti devastanti provocando danni “immensi e irrimediabili” fino a minare la credibilità dell’informazione stessa. È una battaglia che, come sostiene la Vice Presidente dell’Università Luiss Guido Carli, deve essere combattuta insieme definendo “regole adeguate, armonizzate tra Paesi, condivise anche dal contesto internazionale, capaci di prevenire l’uso scorretto di un potentissimo mezzo di comunicazione, idonee a contenere il fenomeno, senza però ipotizzare forme di censura“.
Nell’editoriale dunque Paola Severino indica cinque linee direttrici su cui improntare “una strategia articolata” di contrasto al fenomeno. La prima: la diffusione della consapevolezza sulla ampiezza del fenomeno e sui gravissimi effetti che esso può produrre a tutela delle stesse basi della democrazia e della sicurezza dei popoli, che devono fondarsi sul valore della verità: “Le istituzioni dovrebbero quindi curare la creazione di pagine web volte a contrastare la disinformazione e a dar conto della sua pericolosità“. La seconda consiste in un’analisi del fenomeno che inglobi in sé varie articolazioni, includendo contenuti illegali, dannosi, falsi, non verificati, oppure dolosamente ingannevoli o addirittura di condizionamento politico e sociale: “Ogni articolazione va catalogata, riconosciuta e combattuta con mezzi diversi“. In terzo luogo occorre incentivare un ampliamento della cooperazione tra Paesi e una inclusione della società civile e dei giornalisti “in una operazione di trasparenza, volta a sottolineare la necessità di un controllo sulle fonti e sui contenuti della notizia, anche se essa non è intermediata dai professionisti della stampa“. La quarta linea direttrice si basa su una “indispensabile” collaborazione delle piattaforme: “Esse dovrebbero confrontarsi quanto più possibile con soggetti in grado di valutare il contenuto di una comunicazione e di verificarlo ed essere trasparenti sulla natura delle fonti cui attingono“. Infine la quinta: il coinvolgimento dei cittadini a partecipare anche attraverso la rete al dibattito “sempre privilegiando la ricerca della verità e combattendo l’opacità nella quale si alimentano le fake news e le notizie non verificate“, in modo da radicare la consapevolezza “che ciò che è capitato ad altri potrebbe capitare a chiunque di noi e che la libertà di espressione si alimenta nella trasparenza“. Conoscere la verità è infatti nell’interesse di tutti, anche “aldilà della appartenenza politica di ogni singolo cittadino“, come evidenzia in conclusione Paola Severino.
Per maggiori informazioni:
https://www.lastampa.it/topnews/lettere-e-idee/2020/06/16/news/fake-news-e-bisogno-di-verita-1.38971631[:]