Tutto parte da uno studio dell’Università di Harvard. Un team di scienziati del Wyss Institute for Biologically Inspired Engineering ha messo a punto una nuova tecnologia che permette a un oggetto stampato in 3D dicambiare forma quando viene immerso in acqua. Il progetto va avanti da qualche anno, già nel 2013 erano filtrati i primi risultati. Cos’è cambiato da allora? Adesso il materiale di base è uno solo, non un mix composito. Con caratteristiche e prestazioni notevolmente migliorate visto che è possibile predirne il comportamento in modo scientifico.
La prima stampa 4D è un’orchidea
Questo metodo trae ispirazione dal modo in cui le piante modificano la loro forma in risposta agli stimoli esterni. Così hanno dato vita – è il caso di dirlo – a un primo prototipo: una struttura 3D a forma di orchidea. Il “fiore” è stato stampato con un inchiostro basato su uno speciale idrogel composito che contiene fibrille di cellulosa. Le piccole fibre sono allineate in modo da consentire una crescita anisotropica, cioè tale che si sviluppa solo in determinate direzioni e non in altre. L’orchidea ottenuta con questa stampa 4D, immersa nell’acqua, diventa “viva”…
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